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31 ottobre 2012: RITUALE D’AUTUNNO ANTENATI E PROTETTORI

postato da angela il 20 ottobre 2012
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Ed eccoci al terzo appuntamento con i “rituali“.
Ci incontreremo il 31 ottobre sera c/o la Masseria Santanna per celebrare Samhain,  la festività di origine celtica più importante durante periodo pagano che dominò l’Europa fino alla sua conversione al cristianesimo.
La notte fra il 31 ottobre e l’1 di novembre si celebrava il fine della stagione di raccolti considerato l’”Anno Nuovo Celtico” che dava inizio alla stagione oscura.
È quindi una festa di transizione e segna la fine del ciclo della ruota dell’anno.Ma la fine e l’inizio nella Ruota della Vita sono la stessa cosa: nascita e morte, principio e fine uniti in un’eterna danza ed un eterno ritorno che ci ricordano che tutto è collegato.
Passato, presente e futuro sono intimamente connesse.

Sarà per questa ragione che parallelamente nelle culture latino americane dalla notte dei tempi e negli stessi giorni si celebrava la festa dei morti o “festa degli antenati” per ricordare che ciò che siamo è il risultato di ciò che è stato. Siamo il frutto di un albero antichissimo che affonda le sue radici nella profonditá della Storia.

È un momento magico, dunque, durante quale i “mondi” si toccano, si incontrano e fanno festa insieme. È ora di ricordare agli avi, gli antenati e rendere loro gratitudine e onore. Ma anche di ricevere i loro doni e ascoltare l’invito a darsi il permesso ad essere felici.

Ci riuniremo la notte del 31 ottobre per celebrare tutti i nostri avi in un rituale caldo, sereno e gioioso.

Sarà un’occasione per fare il punto del nostro cammino, fare bilancio del raccolto fatto finora e di condivisione delle sementi che custodiremo durante il freddo dell’inverno.

Perchè mi potessi chiamare con il mio nome,
perchè il mio essere potesse pesare sul suolo,
fu necessario un largo spazio ed un lungo tempo:
uomini di tutto il mare ed ogni terra,
fertili ventri di donna, e corpi e più corpi,
fondendosi incessantemente in un altro corpo nuovo.
Solstizi ed equinozi con loro cangiante luce, il loro cielo sempre nuovo,
illuminarono
il viaggio millenario della mia carne
arrampicandosi per i secoli e per le ossa. Del loro passaggio lento e doloroso
della loro fuga verso la fine,
sopravvivendo naufragi,
afferrandosi all’ultimo sospiro dei morti,
io non sono altro che il risultato, il frutto,
quello che rimane, marcio, tra i resti;
questo che vedete qui, solamente questo:
una maceria tenace che resiste alla sua rovina
che lotta contro il vento,
che procede per strade che non portano a nessun posto.
Il successo di tutti i fallimenti.
L’impazzita forza dello scoraggiamento. (libero riadattamento di una poesia di Angel Gonzalez)
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