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co-sleeping. una pratica buona o pericolosa?

postato da angela il 30 settembre 2013
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Co-sleeping, letteralmente “dormire assieme”. In cosa consiste? per chi è utile? può essere nocivo per la salute psicologica del bambino e per la sua sicurezza?

Margherita Scarano Appolito, dopo aver dato una breve definizione di co-sleeping, introduce in questo articolo i principali punti attorno a cui verte il dibattito tra i favorevoli e contrari a questa pratica.

Si intende per co-sleeping l’abitudine, diffusa in piccola percentuale nel mondo occidentale, e largamente applicata nel resto del pianeta, per uno o entrambi i genitori, di dormire con i propri figli. Questa pratica, molto amata dai sostenitori dell’alto contatto, presenta problematicità ma anche molti vantaggi, ed è perciò difficile avere una posizione neutrale a tal proposito: come spesso accade in questi casi, si chierano posizioni contrapposte e diventa difficile vederci chiaro.

La questione ha diviso i pediatri americani, e spesso mette in crisi le madri e le famiglie, che si sentono dire una cosa e il suo esatto contrario da fonti ugualmente autorevoli. Non intendo proporre una soluzione, in questa breve pagina, soltanto specificare rapidamente i pro e i contro e allegare alcuni link che spieghino meglio il problema. Il motivo principale per cui questa pratica è osteggiata dai pediatri e dalle strutture sanitarie è che può aumentare i casi di morte improvvisa del noenato durante il sonno (sids), cosa che naturalmente spaventa molto tutti.

Esistono diverse statistiche che confermano questo dato, sulla dimensione del quale, però, influiscono diversi fattori: la presenza di ingombri sul letto, la presenza di altri bambini o di animali, l’obesità dei genitori, il consumo di sostanze stupefacenti, compreso l’alcool, da parte di genitori, il forte uso di tabacco, l’assunzione di psicofarmaci o sonniferi, letti troppo alti, letti troppo morbidi, portano le percentuali più in alto di decine e decine di punti.

Limitando questi innumerevoli fattori di rischio, purtroppo a volte difficili da controllare, la percentuale si abbassa drasticamente, fino ad invertirsi: nei casi in cui questi elementi non sono presenti, sembra addirittura che la situazione si inverta leggermente, ed è certamente invertita quando i bambini dormono in un lettino a fianco ai genitori, o comunque quando dividono la stanza (room sharing: il room sharing è consigliato da tutti i pediatri, invece, unanimemente, e l’unica controindicazione è il desiderio di privacy dei genitori).

La prossimità di un bambino con la madre, infatti, favorirebbe una situazione ormonale ottimale per il neonato, maggior tranquillità e un riposo migliore anche per i genitori stessi, per i quali sarebbe più facile seguire i cicli di sonno del figlio, senza contare i benefici psicologici e il piacere che potrebbero derivare dalla vicinanza – ma questo non è scontato, ci sono persone che dormono meglio da sole, anche mamme!

Dalla difficoltà di valutazione dei fattori di rischio deriva la scelta di sconsigliare questa pratica, come regola generale, specie per quanto riguarda le famiglie più povere o problematiche, nonostante i suoi numerosi vantaggi: questi riguardano l’allattamento, che è facilitato dal fatto di non doversi alzare di notte, la capacità del bambino di creare una base sicura ed essere, dunque, più sicuro e indipendente, la qualità del sonno e dunque della vita, specie nei primi mesi in cui l’accudimento può essere molto faticoso, in più pare che ci siano parecchi benefici per quanto riguarda diversi fattori ormonali: meno ormoni dello stress e miglioramento dei fattori di crescita. Del resto, basta il buon senso per capire che se si dorme bene il resto è più facile.

I pediatri dell’uppa sono abbastanza favorevoli. consigliano, senza forzature, un cosleeping a richiesta: http://www.uppa.it/rubriche/medicina/sonno/dormire-con-il-bambino-nel-lettone

Un po’ di storia e dei consigli molto chiari e utili per chi desiderasse praticarlo, da parte di sostenitori dell’alto contatto: http://www.naturalchild.org/guest/tami_breazeale.html

Guida all’accudimento notturno del bambino a cura dell’Unicef Uk (in inglese)

http://www.unicef.org.uk/Documents/Baby_Friendly/Leaflets/HPs_Guide_to_Coping_At_Night_Final.pdf

Dichiarazione in erito alle ricerche sul bed sharing (condivisione del letto) dell’Unicef Uk, maggio 2013

http://www.unicef.org.uk/BabyFriendly/News-and-Research/News/UNICEF-UK-Baby-Friendly-Initiative-statement-on-new-bed-sharing-research/

Un’ottima sintesi di tutte le posizioni, fatta dai pediatri dell’università di chicago: http://pediatrics.uchicago.edu/chiefs/ClinicCurriculum/documents/Cosleeping-Francis.pdf

La pagina di wikipedia in inglese, dalla quale si può risalire tramite link a molti studi schierati su entrambe le posizioni: http://en.wikipedia.org/wiki/Co-sleeping

infine, un’osservazione da parte della american anthropological association a proposito di questa usanza, nel conflitto tra tradizione e scienza: http://www.huffingtonpost.com/american-anthropological-association/co-sleeping_b_1533338.html

buona lettura e buon riposo!

Categorie → C.R.E.attiva & C., Crescere

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